Erbe in Serra Urbana

Erbe in Serra Urbana

La sua architettura è motivo di attrazione per chi sa e vi arriva con intenzione. Cattura, tuttavia, lo sguardo pure di chi passa di lì per caso e non sa ancora. A dispetto della sua età e della sua modesta vanità, è bella, molto. Sia che la si viva di giorno che la si osservi di notte. È una serra urbana. Ferro, ghisa e vetro sono le sue materie. È un luogo tanto caro ai dorici e non solo. Se poi si apprende la sua storia, l’affezione, nei suoi riguardi, cresce ancora. La sua avventura parte dal mare. O meglio, il metallo, di cui è fatta, ha vissuto in acqua prima che sulla terra. È delle navi austriache cedute all’Italia in risarcimento dei danni della Prima Guerra Mondiale.Gli operai dei Cantieri Navali di Ancona lo hanno curato e magistralmente forgiato. Restituendo alla città un’opera di rara bellezza che narra il legame stretto e imprescindibile tra il mare e il tessuto urbano che gli sta accanto. Che non fatica ad annoverarsi tra i primi monumenti in cui il capoluogo delle Marche di più si identifica. È figlia, dunque, dell’arte del riciclo. Pare portare avanti l’istanza ecologica, ovvero il messaggio di non sprecare, sin dalla sua origine. Un inevitabile processo di trasformazione della materia che tocca l’emotività di tanti. Che si dissolve in un luogo e si rigenera, in un altro, sotto nuove vesti. Se poi si aggiunge che, nel quotidiano, è abitata dalle Persone, ospita Erbe, in particolare, e Food locale, nel generale, la sua vocazione sostenibile si fa rilevante e diviene spazio ambito da quanti si interessino allo studio della società contemporanea. Dentro ogni Mercato delle Erbe di città che si rispetti passa la vita. 

È il Mercato, Bellezza!

Tra i suoi banchi, come nelle sfilate di Moda, passano storie di ordinaria e straordinaria quotidianità. Estetica ed Etica si pesano all’etto e la loro quotazione non è mai fissa. “Cosa c’era al mercato, oggi?” è come dire: “What is fashionable today?” . Sono queste domande care alla sociologia. Le cui risposte sono dinamiche, sempre. Segni del tempo che scorre. Specchi di cambiamento della cultura, dell’affermarsi di inedite abitudini e dell’evolversi delle stagioni. Nei luoghi del cibo, come in quelli della moda, viaggiano messaggi. Qualcosa di personale, intimo, che influenza il benessere fisico e anche quello della mente.  Si caricano dello spirito del momento. Assorbono vibrazioni. Le convertono e le rimettono in circolo finché non diventino virali.

Il Mercato è territorio in continua metamorfosi. Melting pot urbano, oppure basico e sofisticato insieme. Caleidoscopio di profumi, citazioni, cromie e suggestioni. Sa regalare sorprese e scalda sempre il cuore. Andare al mercato è esperienza. Ogni volta inedita. Autentica e sincera. Lì, convivono il tutto e il contrario di tutto. Tra quei banchi di frutta e verdura di stagione. Di pane caldo appena sfornato. Di pesce da poco pescato. Di carni, freschi latticini e uova di giornata. Chi lo frequenta si sente libero. Di esplorare le infinite possibilità che ha di reinventarsi. Tutti i dì. Fanno eccezione la domenica e le grandi festività.

Ciò che più si ama del posto è l’atteggiamento diretto della gente. Che dice ciò che pensa. Che indossa ciò che sente. Se si cammina di lì, una mattina qualunque, può capitare di  incontrare, davanti al bancone chic dello stoccafisso, la classica eleganza in un abito che infonde armonia, dove tutto è colore, barocco, allegria. Gioca con i fiori, non del suo vestito, ma con quelli d’autunno esposti. Sorseggia un drink, deliziosamente sano e rigorosamente in tinta. Se si sale la scalinata laterale destra_ quella ai cui piedi, un tempo, c’era una signora che amava predicare il suo pensiero bio prima ancora che il mondo lo chiamasse così_ ci si imbatte con chi è uscita ora dall’attico. Felicemente nostalgica, eclettica e sexy, è illuminata dalla polvere di stelle delle note, che intona sottovoce, di una musica degli Anni ’80. È decisa, sofisticata, anche un po’ sopra le righe.  Fuori, sotto la facciata esterna del Mercato, quella con il grande orologio in alto e al centro, senza fare rumore, muove i suoi passi chi indossa i colori della terra messi su trame di ordito e di intelletto. È quell’eleganza discreta che ricorda la libertà, l’espressione di sé e della sua sensualità. Con lei, il classico scivola nel contemporaneo e i codici tradizionali virano verso la modernità. Al Mercato, si sa, si corre il rischio di perdersi. Inseguendo mondi che si pensavano lontani. Ci si scambia sorrisi. E pure ricette. Di food e di benessere. E, all’improvviso, tutto appare più vicino e tangibile. Anche quel genere di bellezza che tutti vorrebbero poter ammirare ogni giorno, alzando semplicemente lo sguardo…

“Time after time”

Al Mercato, le cose si vedono da diverse angolature, si fa attenzione, ci si prende cura. Al Mercato ci si rigenera. Proprio come quel Ferro “che viene dal mare.” E che è lì, nella sua seconda veste, a proteggere tutto e tutti

“Time after time”.